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La mela di Kim
Quando cresci in un negozio di oggettistica e complementi d’arredo e il tuo pane quotidiano è il fatto a mano, il pezzo unico, l’artigianalità, non puoi non diventare una creativa o perlomeno un’appassionata del bello e di tutto ciò che scaturisce dall’inventiva.
Sono orgogliosamente autodidatta, in tutto e per tutto, devo però gran parte delle nozioni o capacità alla formazione nell’ambito familiare. Mio padre, infatti, patito cultore del restauro, seppur non di professione, mi ha eletto fin da bambina sua assistente.
Non sono un’accumulatrice seriale, ma conservo, riciclo, (anche i manici in cordino delle buste), credo nell’upcycling, trovo che sia estremamente romantico dare una nuova vita a tutto ciò che merita un’altra possibilità.
Adoro il vintage, vivrei girando per mercatini nella continua ricerca del particolare.
Mi piace mischiare, accostare stili e tessuti. Dal caos, dalla miscellanea dei miei momenti artistici nascono i bracciali, gli orecchini, i portaocchiali, i portachiavi, in un connubio a mio modo perfetto di tessuti poveri (bisaccia sarda, tela di juta) e passamanerie preziose provenienti da varie parti del mondo.
Anche le shopper e la maxi bags hanno l’impronta unica della combinazione, della mescolanza, della fusione di tutto ciò che il mio attimo creativo fuggente suggerisce.
Kim, in tutto questo, che ruolo ha? Chi è?
La musa ispiratrice del nome del marchio è la mia prima cagnolina, (si, perché poi ne son seguiti altri…e poi le figlie, anche se cani non sono, ma l’amore è lo stesso, ma questa è un’altra faccenda…) C’era Kim quando con la prima macchina da cucire acquistata con i risparmi ho iniziato a imbastire, a mettere insieme il mio primo grembiule! Mi faceva sempre compagnia con la sua dolce, rassicurante, silenziosa presenza. La mela è il suo simbolo perché la sua passione, il suo frutto proibito…
Evviva la passione! Evviva Kim!